martedì 24 novembre 2015

Thanksgiving Day e tacchini: storia del piatto principe del Giorno del Ringraziamento


Di origini americane o meno, ogni italiano che si rispetti coglie al volo qualsiasi festività e qualsiasi scusa per farsi una bella mangiata. Pranzi e cene infinite, piatti succulenti, il bottone del pantalone slacciato per far spazio anche all’ultimo piatto (dopo i 15 precedenti) e buon vino, brindisi e gioia. In questo, gli americani del Giorno del Ringraziamento, sono identici a noi.
 
Preparano con cura la tavola, comprano i migliori ingredienti, passano ore e ore in cucina per sfornare piatti perfetti e accolgono amici e parenti condividendo la gratitudine per quel che hanno. Il motivo per cui si festeggia il Thanksgiving Day è rimasto invariato dal 1621, anno in cui i padri pellegrini del Massachussets si riunirono per ringraziare il Signore del ricco raccolto di quell’anno.
 
Da quel giorno il quarto giovedì di Novembre il Presidente degli Stati Uniti tiene un discorso, migliaia di cittadini si riuniscono in calde e accoglienti case e centinaia di tacchini vengono farciti e insaporiti a dovere. Ma perché proprio il povero tacchino è stato scelto come piatto-simbolo di questa festa?
 
Il tacchino era l’animale allevato dai Nativi Americani nel territorio della colonia di Plymouth (dove arrivarono i primi Padri Pellegrini nel 1621) e furono proprio i Nativi Americani a indicare ai Padri Pellegrini quali coltivazioni e quali animali da allevamento potevano dare i migliori frutti in quei luoghi.
Ecco svelato il mistero: secondo la leggenda i padri pellegrini condivisero il raccolto con gli indiani Wampanoag, e mangiarono tacchini in abbondanza.

Inoltre, il tacchino è perfetto come simbolo di condivisione, perchè proprio per questo durante il Giorno del Ringraziamento viene cucinato (anche) per offrirlo ai vicini di casa o a persone meno fortunate. Non solo: la carne del tacchino è poco saporita, quindi la vera sfida è quella di renderla deliziosa. Come? Con il classico ripieno di pane e castagne e la salsa gravy, accompagnandolo con purè di patate, salsa di mirtilli e torta di zucca.


Volete anche voi sentirvi dei veri americani e festeggiare il Thanksgiving Day? Mercoledì 25 Novembre (un giorno prima della Festa del Ringraziamento) potrete farlo in una maniera del tutto particolare, ovvero partecipando al Social Club dedicato alla festa americana presso la scuola inglese Mestre e Venezia Wall Street English. Conversazioni in inglese, brindisi, tacchini: tutto quel che serve per sentirvi dei perfetti americani e, già che ci siete, condividere la gioia per tutto quello che avete.

Nelle tavole americane il tacchino ripieno è ancora l’orgoglio del pasto del pasto per il Ringraziamento. Ogni massaia sperimenta ogni anno nuove ricette e soprattutto nuovi ripieni e nuove salse di abbinamento per stupire i suoi ospiti ; io per festeggiare con gli americani il “ Thanksgiving Day “ ho pensato a questa ricetta:
 
Involtino di tacchino , riso thai rosso con formaggio al tartufo e salsa alle bacche di goji


Ingredienti per 4 persone :

• 320 gr. di riso integrale thai rosso
• 4 fettine di tacchino
• 90 gr. di formaggio Latteria al tartufo
• 250 gr. di fave ( potete usare anche dei fagioli )
• 1 pomodoro "Costoluto di Pachino IGP"
• 50 gr. di lattughino
• 2 cipolle bianca di Chioggia
• 2 cucchiai di bacche di Goji
• 70 ml. di vino bianco secco
• 30 ml. di aceto di mele
• erba cipollina q.b.
• prezzemolo q.b.
• sale fino q.b.
• pepe bianco q.b.
• olio extra vergine di oliva Bonomo

Per la cottura del riso ho seguito le istruzioni indicate sulla confezione: tenere in ammollo il riso per 1ora, poi scolare l’acqua e versare il riso in una pentola aggiungere acqua fredda almeno tre volte il volume del riso, portare dolcemente ad ebollizione e cuocere a fuoco dolce, a pentola scoperta, per 25-30 minuti. Terminata la cottura scolare e sciacquare leggermente il riso con acqua fredda , poi stendere il riso su un piatto, sgranare leggermente con una forchetta e un filo di olio .
 
Lessare le fave in acqua leggermente salata per 5 minuti, scolarle e tuffarle in acqua fredda, poi sbucciarle : per eliminare la buccia, basta semplicemente schiacciarle leggermente fra le dita, e la buccia scivolerà via. Conditele con un filo di olio, sale e pepe.

Tagliate a cubetti i pomodori, conditeli con olio , sale e pepe e un trito di prezzemolo e di erba cipollina.
 
Per la salsa alle bacche di Goji : ammollare le bacche di Goji in 20 ml. di vino bianco. Affettare sottilmente le cipolle , farle brasare in un tegame antiaderente con un filo di olio e 30 ml. di vino bianco a fuoco medio per 5 minuti circa, fino a quando le cipolle iniziano ad ammorbidirsi; incorporare poi le bacche di Goji , ammollate e strizzate e il resto del vino. Una volta sfumato il vino incorporate l’aceto e un pizzico di sale . Mescolare e cuocere a fuoco basso per 20-25 minuti circa ; le cipolle devono essere cotte ma mantenere una certa consistenza.
 
Condite il riso con le fave e i cubetti di pomodoro, appena preparati.
 
Procediamo ora con l'involtino : appiattire leggermente con un batticarne le fettine , salarle e peparle da entrambi i lati . Stendere sopra ogni fettine delle foglioline di lattuga in modo da coprire tutta la superfice , posizionare al centro un cilindro di formaggio al tartufo , poi arrotolare in modo da formare degli involtini, quindi fissare con dello spago da cucina.


Irrorare gli involtini con un filo di olio extra vergine di oliva. Far scaldare una padella antiaderente , quando è ben calda cuocere gli involtini, poi lascarli riposare per 3 minuti, eliminare lo spago e tagliarli a metà .
Composizione del piatto : con l'aiuto di un coppapasta quadrato, formare una base di insalata di riso, depositare sopra l'involtino di tacchino e formaggio al tartufo tagliato a metà. Servire con la salsa alla bacche di Goji in abbinamento .
 
Vino consigliato : Chardonnay del Veneto Orientale

Articolo scritto in collaborazione con Wall Street English, scuola d’inglese con centri in tutta Italia e nel mondo.





Share:

martedì 17 novembre 2015

Saltimbocca con polenta e olive



Oggi vi presento la mia versione finger food dei saltimbocca alla romana a cui ho abbinato della polenta alle olive .

Ingredienti per 6 saltimbocca :

2 fettine di vitello ( peso totale 230 gr. )
4 fette di prosciutto di San Daniele DOP
4 foglie di salvia
12 olive giganti Bellotti ConserveAlimentari
200 gr. di farina di mais
100 ml. di latte
400 ml. di acqua
1 cucchiaio di parmigiano
½ cucchiaio di polvere di capperi La Nicchia
sale fino q.b.
pepe nero q.b.
olio extra vergine di oliva

Procedimento : snocciolare e tritare grossolanamente le olive .

Porre sul fuoco il tegame con l’acqua e il latte , portare ebollizione salare , versare a pioggia la polenta mescolare e portare a cottura , dovete ottenere una polenta morbida, ( se necessario aggiungete altro latte ). A questo punto aggiungete le olive tritate e un cucchiaio di parmigiano grattugiato, mescolate bene e versate la polenta in una pirofila stendendola alla spessore di circa 1 cm. Lasciate intiepidire la polenta , poi fatela riposare in frigo per 1 ora.
 
Procediamo col preparare i saltimbocca alla romana : inserire le fettine di vitello tra due fogli di carta forno e con un batticarne appiattirle leggermente. Salare e pepare ogni fettina solo da un lato; dall’alto lato inserire due fettine di prosciutto e al centro due fettine di salvia , arrotolare e fissate con degli stecchini.

Grazie all’aiuto di un coppapasta rotondo, ricavate dalla polenta alle olive 6 dischi dal ø 8 cm. Foderate una pirofila con carta forno , disponete sopra i dischi di polenta e fateli ben rosolare in forno, devono assumere un aspetto croccante sulla superfice.
 
In una padella versate due cucchiai di olio extra vergine di oliva , quando l’olio è ben caldo inserite i saltimbocca e fateli cuocere , girandoli spesso , devono essere ben rosolati all’esterno e rosati all’interno. Tagliate ogni fettina in 3 parti, aspettate due secondi prima di togliere gli stecchini a poi posizionateli sui piattini.
 
Presentazione : disporre al centro di un piattino un dischetto di polenta ben caldo, posizionare sopra il piccolo saltimbocca , spolverare con della polvere di capperi .
Decorare a piacere con una foglia di salvia.
 
Vino consigliato : Pinot Rosè spumante brut

Ho realizzato questa ricetta grazie all’ausilio delle olive giganti Bellotti Conserve Alimentari.

La Belotti nasce come azienda in grado di soddisfare un piccolo mercato, con una propria etichetta, ben presto il prodotto viene maggiormente personalizzato e in grado di ritagliarsi una nicchia di mercato grazie alla competitività del prodotto ed all'alta qualità delle materie prime, selezionate personalmente dai Belotti.
Coltivare la passione di una professione accomuna tutti i componenti della famiglia, ogni persona aggiunge nuovi ingredienti alla tradizione dei padri, questa è la grande capacità della famiglia Belotti, rinnovarsi mantenendo intatte le tradizioni e la genuinità dell'idea iniziale di un prodotto lavorato con passione e rispetto delle caratteristiche naturali delle materie prime.
In valle Seriana la famiglia Belotti rappresenta il ritratto appena descritto, la loro attività nel settore conserviero vive ormai da decine di anni.

Visitate le varie sezioni del sito :

• Contorni
• Orcio
• Mare
• Formaggi
• Aglio
• Le salse
• scatole


Per ulteriori info :

Flli Belotti s.r.l.
Abbazia di Albino Via Tribulina, 12
24020 (BG) Italia
Tel. 035 770 006 - Fax 035 771 050
Email: info@belotticonserve.it



Share:

martedì 3 novembre 2015

L’arte e il piacere del saper mangiare: dalla mise en place al bon ton a tavola


Spesso la scelta di un ristorante in cui pranzare o cenare non dipende solo dalla qualità del cibo e del servizio, ma anche dalla prima impressione che un luogo riesce a trasmettere. Pochi e semplici dettagli, come la scelta di tovaglie e tovaglioli in tessuto non tessuto o la perfetta disposizione di piatti, posate e bicchieri, potrebbero catturare l’attenzione di potenziali clienti e portarli a fermarsi in un determinato locale per consumare il pasto.

L’armonia, l’eleganza e l’ordine di un luogo sono tra gli aspetti che colpiscono maggiormente, in quanto nell’ambito della ristorazione la prima impressione non è da sottovalutare.
Grande importanza è data a quella che in francese viene definita la mise en place, ovvero la messa in tavola di tutti quegli elementi che sono fondamentali non solo dal punto di vista estetico, ma anche da quello funzionale e pratico.

È un'attività che di solito viene svolta prima dell'arrivo degli ospiti e che, se eseguita con attenzione, garantisce un servizio scorrevole agevolando notevolmente il lavoro in cucina.
 
Ecco, quindi, che esistono delle regole molto importanti sia per quanto riguarda il modo di apparecchiare la tavola che per quanto riguarda il comportamento da mantenere durante un pranzo o una cena.
Per prima cosa la tovaglia deve essere della giusta dimensione in modo da coprire tutta la superficie del tavolo e sfiorare il pavimento. È infatti indice di cattivo gusto utilizzare tovaglie troppo lunghe o troppo corte. I tovaglioli devono essere perfettamente puliti e piegati nella giusta maniera. Sono da prediligere colori non troppo chiari se l’ambiente presenta pareti bianche e tonalità candide se, al contrario, il ristorante non è particolarmente luminoso. In questa direzione tovaglie e tovaglioli in tessuto non tessuto sono la scelta ideale perché eleganti e pratici allo stesso tempo e perché permettono di eliminare il costo di lavaggio della biancheria.


Per quanto riguarda la mise en place è bene tenere a mente che seguire per filo e per segno le regole dettate dal galateo potrebbe portare ad appesantire inutilmente la tavola, mentre apparecchiare utilizzando il giusto numero di piatti, posate e bicchieri darà un risultato ordinato ed elegante. Alla sinistra del commensale verranno poste le forchette: all’estremità quella per la prima portata e subito dopo quella per la seconda. Alla destra andrà, invece, il coltello, rigorosamente con la punta rivolta verso l’interno. Alla destra del coltello, se necessario, si pone il cucchiaio, mentre in direzione della punta del coltello ci sarà il bicchiere del vino, seguito verso il centro da quello dell’acqua. Nel caso in cui si effettui il servizio alla russa non è necessario disporre i piatti prima del servizio, perché verranno porzionati in cucina e proposti poi ai commensali, mentre se si effettua un servizio alla francese la predisposizione dei piatti avverrà durante la mise en place: prima il piatto piano e sopra di esso quello fondo. Diversa può essere, invece, la scelta del posizionamento del tovagliolo: secondo il galateo andrebbe alla sinistra del commensale, subito dopo le forchette, ma si può anche decidere di porlo davanti al commensale, adagiato nel piatto fondo o sulla tovaglia, piegato elegantemente o arricchito da un nastrino di seta.


Tanto quanto è importante il modo in cui una tavola viene apparecchiata, anche il comportamento tenuto dai commensali non è da meno. Augurare buon appetito, ad esempio, è segno di maleducazione, così anche come chiedere il sale, considerato la moneta dell’antichità. Chiederlo, infatti, significherebbe sottolineare che non si sta apprezzando il gusto della pietanza e potrebbe offendere il padrone o la padrona di casa. Tanto quanto la posizione delle posate è importante nella mise en place, anche per i commensali durante il pranzo e la cena lo sono: se si vuole fare una pausa mentre si sta mangiando, infatti, basterà incrociare le posate nel piatto per far capire che si ha intenzione di finire, mentre a pasto terminato verranno appoggiate l’ una di fianco all’altra nel piatto e mai ai lati dello stesso con le estremità appoggiate sulla tovaglia. Segno dell’aver gradito o meno il pasto è invece dato dalla posizione del tovagliolo una volta terminato: se lo si piega ordinatamente e lo si appoggia alla propria sinistra significa che si è gradito il pranzo o la cena, mentre se lo si lascia sul tavolo senza piegarlo è segno di non essersi trovati a proprio agio.
Stare a tavola, tanto quanto l’aver cura nella mise en place e nel garantire un accurato servizio unito alla qualità dei piatti offerti, è senza dubbio segno di rispetto, di buon gusto e di buona educazione, perché mangiare non significa semplicemente cibarsi, ma dedicarsi del tempo e, soprattutto, prendersi cura di sé stessi.

Per ulteriori info:

Cartindustria snc
Via Bergamo, 42, Seregno Monza e della Brianza
Tel. 0362-221331
 Fax. 0362-237922



Share:
Blogger Template Created by pipdig